Creare ponti tra la nostra soggettività e le altre persone è il bisogno fondamentale dell’essere umano che solo attraverso la relazione è in grado di divenire consapevole di esistere.
È chiaro che “è impossibile non comunicare”, e vitale “essere in relazione”; quello che crea differenza è la qualità del rapporto e la risposta intersoggettiva che ne scaturisce.
Abbiamo bisogno di contatto e di relazioni per esistere, conoscerci, evolverci e dare un senso alla nostra vita.
La qualità della relazione è direttamente proporzionale alla qualità dell’ascolto e viceversa: “tanto più saremo in grado di costruire relazioni nutrienti, tanto più riusciremo ad avere una qualità di vita sufficientemente ricca e sana”; ed è nella relazione empatica che la persona recupera fiducia in sé stessa e nelle proprie potenzialità.
Ascoltare e ascoltarsi è un’arte che si costruisce giorno dopo giorno, momento per momento: consente di creare un contatto con se stessi e di facilitare relazioni sane e significative.
L’incontro individuale di counseling, pur condividendo alcune caratteristiche di similarità, rispetto ad altre forme di sostegno alla persona, quali la discrezionalità, la partecipazione condivisa, l’instaurarsi di un rapporto di fiducia reciproca, ha delle connotazioni del tutto particolari.
Il counselor si pone nei riguardi del cliente in rapporto paritario in quanto la sua competenza professionale, per poter essere efficace, ha necessariamente bisogno della partecipazione del cliente e della messa in gioco delle sue risorse.
Il presupposto di base è che il cliente abbia competenza di sé e facoltà di riconoscersela; la capacità del counselor e l’efficacia del suo operato, sarà maggiore laddove riuscirà a far riemergere tali risorse, accogliendo il cliente nelle sue difficoltà, accompagnandolo verso una crescita consapevole, motivata, congruente del proprio sentire ed essere.